Scuola di partecipazione

Il cambiamento avvenuto nelle modalità di approccio allo sviluppo territoriale è legato alla capacità di comprendere, interpretare e assorbire la varietà del contesto di riferimento. Esso è efficace quando si riesce a trovare un equilibrio tra l’evoluzione ambientale e la capacità di adeguamento  di ogni soggetto. Per raggiungere questi obiettivi, è ormai evidente l’importanza di politiche di sviluppo sostenibili in grado di superare approcci rigidi, monodimensionali e settoriali, ma anche la necessità di aprire i processi decisionali e di diretta partecipazione degli stakeholder territoriali non solo nella fase di ideazione e progettazione, ma anche in quella di attuazione. Il territorio, con le sue reti di relazioni, con le sue eterogenee domande di sviluppo, è snodo nevralgico per l’innovazione dell’azione di governo.

In altre parole, siamo di fronte ad una formula moderna di governo (governance), che richiede un nuovo codice di gestione fondato sul maggior coinvolgimento di capacità, competenze e risorse, e che vede il confronto, la negoziazione e la condivisione di regole, visioni e responsabilità tra le parti come meccanismi fondamentali per governare un sistema territoriale. Questo perché, in uno scenario di portatori di interesse eterogenei, i problemi collettivi non possono essere affrontati e risolti solo dalle autorità pubbliche, ma richiedono la collaborazione di altri attori, quali cittadini, associazioni, imprese, media, ecc. È necessario, pertanto, sviluppare la capacità, di questi attori, di costruire relazioni efficaci ed efficienti, basate su processi di legittimazione e responsabilizzazione alla partecipazione attiva.

Lo sviluppo dei processi di partecipazione, partenariato e trasparenza verso i cittadini e gli stakeholder incidono quindi su tutte le attività delle amministrazioni pubbliche, richiedendo la costruzione di un dialogo permanente basato sulla disponibilità all’ascolto, alla diffusione delle informazioni e all’analisi condivisa delle problematiche, sostenuto poi dall’introduzione di strutture, metodologie e strumenti specifici per l’integrazione e la partecipazione, che devono quindi entrare a far parte dei  processi ordinari delle amministrazioni pubbliche. Perché tale processo sia efficace, è necessario creare le condizioni per arricchire le relazioni, favorire lo scambio di informazioni e promuovere l’avvio di  processi di comunicazione tra gli organismi decisionali e la pluralità di soggetti presenti sui territori. C’è bisogno dunque di introdurre nuovi strumenti, ma anche di nuove competenze e motivazioni, perché il cittadino del terzo millennio “non partecipa se non si sente capace”.

Serve supportare il consolidamento e la costruzione di reti territoriali che rendano trasparenti i processi decisionali ed includano più soggetti. C’è bisogno, dunque, di reti basate su nuove competenze, nuove modalità di ascolto e di incontro, nonché di innovativi sistemi di informazione e comunicazione; tuttavia, gli stakeholder – cioè persone interessate al confronto – mancano di capacità specifiche, di spazi specifici, di esperienze specifiche. Solo fornendo tali apporti, le scelte politiche possono corrispondere, adattandosi, ai mutamenti delle esigenze e del contesto a cui si rivolgono. È evidente che tali contributi formativi non potranno che essere dati “sul campo” affiancando la pratica di partecipazione ad un processo di formazione.

A questo fine, Learning Cities ha messo a punto e poi sperimentato in più occasioni un format metodologico che assicuri un livello di partecipazione qualificata e costruttiva. Si tratta dell’attuazione di un percorso di apprendimento della partecipazione per aumentare le capacità di leadership comunitaria e di governo dei processi decisionali: la “Scuola di partecipazione”.

Si tratta di un laboratorio permanente rivolto ad amministratori, funzionari pubblici, associazioni, mondo produttivo, terzo settore e cittadini, che ha lo scopo di favorire:

  • lo sviluppo del percorso partecipativo di volta in volta individuato
  • la costruzione di un linguaggio comune
  • l’acquisizione di competenze su metodi e strumenti concettuali per la partecipazione
  • la condivisione di esperienze di politiche partecipate
  • la sperimentazione delle tecniche acquisite
  • l’attivazione di laboratori di processi partecipativi legati alle finalità richieste dalla committenza.

La condizione per riuscire a definire visioni condivise, non è solo un’ottima conoscenza dell’ambiente di riferimento, ma anche una profonda conoscenza dei propri stakeholder e la capacità culturale ed organizzativo-gestionale di adeguarsi a una nuova visione che potenzialmente porta con se cambiamenti anche nei modelli comportamentali dei soggetti coinvolti.

La scuola di comunità si basa su quattro concetti:

  • Il principio dell’innovazione per creare e diffondere conoscenze, informazioni, prodotti, in grado di innescare processi di apprendimento e sviluppo delle competenze che rafforzino le vocazioni e introducano innovazione nei territori;
  • Il principio della cooperazione come metodo di programmazione e gestione dei territori, che si realizza attraverso la stretta collaborazione e condivisione dei processi fra soggetti istituzionali, sociali ed economici non visti come singole entità, ma come attori collettivi;
  • Il principio della partecipazione come presenza attiva di questi stessi attori al processo di governo delle politiche, anche attraverso la produzione e l’uso di strumenti conoscitivi e innovativi;
  • Il principio dell’integrazione degli attori dentro l’amministrazione e sul territorio.

Un simile laboratorio permanente parte dalla consapevolezza che i processi decisionali e di policy making a livello locale richiedono un forte coordinamento inter-istituzionale dei diversi livelli di governo (Regione, Enti Locali) e forme di partecipazione e collaborazione con gli attori locali. L’efficacia delle stesse politiche sarà maggiore se gli stessi attori adotteranno pratiche partecipative per la realizzazione dei diversi interventi, in una logica di sistema, fondata sull’ascolto, sulla capacità di passare dall’ascolto alla progettazione partecipata, sullo sviluppo di competenze innovative che rafforzino nelle istituzioni i principi di cittadinanza e di tutela del bene comune.

La Scuola di Comunità, così come pensata, consente di sviluppare le azioni partecipative in linea con la visione programmatica generale, che da un lato è quella di un ambito che si struttura come sistema capace di integrare città, campagna e patrimonio storico-ambientale, dall’altro, ha bisogno di trovare il modo con cui sviluppare la programmazione partecipata perché venga declinata contemporaneamente verso l’interno (a beneficio e a servizio diretto degli abitanti e dell’economia locale) e verso l’esterno (a beneficio dei fruitori di una rinnovata e organizzata integrazione tra economia, cultura e turismo).

Fa parte di questa proposta di metodo l’approccio dei cosiddetti Cantieri della Pubblica Amministrazione. Ovvero luoghi di pratica partecipativa in cui i Comuni, referenti amministrativi del territorio, si fanno parte attiva nella messa in condivisione delle risorse pubbliche e private, tangibili e intangibili nonché culturali, relazionali, infrastrutturali ed economiche in una concertazione finalizzata al rilancio sostenibile (più avanti, ulteriori approfondimenti sui cantieri).

Di concerto con la stazione appaltante, gli Esperti di Learning Cities strutturano un calendario di appuntamenti che alterna la presentazione e discussione di specifici metodi partecipativi, con l’applicazion degli stessi a parti del processo in atto, ottenendo non solo il risultato atteso in termini di co-progettazione partecipata, ma anche l’acquisizione delle competenze necessarie a sviluppare in autonomia reti partecipative attive sul territorio.

 

 

N.B. Per Cantiere della Pubblica Amministrazione, si intende il format operativo, entrato nel linguaggio comune della pubblica amministrazione con lo storico programma “Cantieri” promosso dal Dipartimento della Funzione Pubblica per stimolare i processi d’innovazione nelle pubbliche amministrazioni. Il cambiamento, nell’approccio di Cantieri, non è promosso dall’alto, ma attraverso la fornitura di strumenti operativi e di know-how e attraverso la costruzione di reti di relazioni “orizzontali” tra le amministrazioni, i cittadini e i diversi operatori pubblici. Questo metodo, valorizzato dalla proposta della Scuola di Comunità, organizza sperimentazioni di processi di innovazione territoriale, produce documenti partecipati utili alle amministrazioni pubbliche, sviluppa nuove consapevolezze sul territorio e mette in rete progetti ed esperienze, fornendo conoscenze e relazioni alle amministrazioni e agli operatori pubblici impegnati nel cambiamento.